Work-life balance: altre sette cose utili secondo me

Work-life balance: sette cose utili secondo me

Work-life balance: un equilibrio instabile

La foto che accompagna questo articolo è stata scattata nei primi giorni dell’anno in una piccola frazione della Valsesia. E’ sera e nevica fitto, i fiocchi si posano su quelli già scesi nelle ore precedenti e gli accumuli di neve, come opere d’arte a cielo aperto, lentamente assumono forme diverse. Cosa c’entra questa immagine con il work-life balance? Nella mia testa ne riassume molti aspetti, di cui il primo è l’idea di qualcosa di mutevole che da una situazione ideale può trasformarsi in potenziale minaccia al nostro status quo.

L’incoraggiamento a riprendere a scrivere sul blog, mi è arrivato forte e chiaro  durante una sessione di business coaching, dove di work-life balance si era parlato a lungo: “Tu che sei la *signora delle liste* perché non dai il tuo contributo su questo argomento?”

Detto-fatto. Ho pensato di partire da quanto avevo scritto a Maggio nell’articolo “Il tempo dopo il lockdown. Io comincio da qui” utilizzando la Matrice di analisi proposta allora, per fare qualche riflessione e – perché no – una lista!

Work-life balance, vale a dire?

Cerco di farla semplice e indico:

  • le priorità
  • i pesi
  • l’investimento di energie

che ciascun individuo assegna ai diversi ambiti della propria vita. In particolare mi riferisco al rapporto tra sfera lavorativa e sfera privata, tema diventato sempre più attuale durante la pandemia, con l’aumento dell’incidenza dello smart working, i ragazzi in DAD e le case trasformate – non per scelta – in uffici, luoghi di studio, ricreazione e molto altro.

Approfondendo l’argomento, rilevo che da più parti arriva la proposta di un cambio di paradigma. Se ne fa portavoce – tra gli altri – la Berkley Hass School of Business dell’Università della California. Non si vorrebbe parlare più di work-life balance, cioè di bilanciamento tra due sfere opposte, bensì di work-life integration, di integrazione di due aree che fanno parte della vita di tutti noi: libertà di decidere quando e come dedicare più tempo a un aspetto rispetto all’altro.

Non voglio oggi soffermarmi sui pro e contro di ciascuna interpretazione (tu cosa ne pensi?), ma sento di dover formulare una domanda:

  • Quanto il work-life integration è realmente applicabile alla realtà italiana attuale?

Senza presunzione alcuna di voler trovare risposte perfette, sono partita dalla mia esperienza personale e professionale e ho pensato di condividere le mie considerazioni riassumendole in tre articoli del blog, di cui questo è il primo, una sorta di cappello iniziale. Nel secondo parlerò di produttività, gestione del tempo, lavoro per obiettivi e di come migliorare la comunicazione da remoto con colleghi e responsabili. Nel terzo mi piacerebbe riuscire a “guardare oltre” immaginando quali potrebbero essere gli scenari più realistici per il futuro. E fare anche una riflessione su tutto quello che la pandemia ci ha insegnato da questo punto di vista. Ti piace il programma? Allora seguimi!

Qualche numero: ti riconosci?

Parto da una ricerca di LinkedIn (Giugno 2020, su di un campione di 2000 lavoratori in smart working):

  • il 46% dei lavoratori si sente più ansioso e stressato
  • il 48% dei lavoratori lavora più ore rispetto a prima

E’ qualcosa che ti risuona familiare?

Il primo passo è la consapevolezza delle dinamiche che rendono il lavoro da casa emotivamente difficile da gestire. Serve poi individuare i comportamenti depotenzianti e infine saper utilizzare gli strumenti più congeniali  per affrontare l’incertezza e il cambiamento.

Work-life balance: io ho scritto una lista

Qualche settimana fa, all’ennesima zona rossa lombarda, ho avvertito un certo senso di frustrazione e di affanno. Contrattempi e spese inaspettate, progetti che prendono forma tutti insieme, relazioni personali ridotte al minimo sindacale. Per tornare alla foto, mi è venuto in mente il metamorfismo dei cristalli di ghiaccio un volta che si posano al suolo. La neve fresca e polverosa, col tempo si stratifica e può diventare insidiosa.

Mi sono fermata, ho aperto il libro con la piramide di Maslow partendo dalla base (la fisiologia), ho fatto qualche ragionamento e compilato più di una lista. Chi mi segue sa che l’utilizzo delle liste per me va ben oltre il “to-do” (vedi il mio Libro-Quaderno). Per come le intendo io, le liste servono a conoscersi meglio e sono un potente strumento per analizzare tematiche complesse, personali o professionali. Nei diversi passaggi (collage di liste, struttura ad albero e altro) sono arrivata a creare un vademecum da appendere in bella vista sulla porta della camera.

Lo trovi qui sotto con qualche breve spiegazione. Come sempre, prendi ciò che ti serve e lascia il resto. Cerca di rendere questi spunti sempre più vicini alla tua situazione quotidiana (che ovviamente io non posso conoscere nel dettaglio). Quanto a dove appendere la lista, dai libero sfogo alla tua fantasia (in bagno è tra le soluzioni più gettonate!)

 

1 Definire chi fa cosa ed essere consapevoli delle proprie responsabilità

Non mi riferisco solo ai conviventi, ma anche ai rapporti con le famiglie di origine o “allargate”, a eventuali amici. Si può lavorare a casa da soli, in coppia, con i figli in DAD o in presenza. Con genitori anziani vicini o lontani, con persone che necessitano del nostro aiuto. Per costruire il work-life balance è importante che le attività ricorrenti abbiano dei responsabili e che ciò sia noto a tutti (alternanza nel portare i figli a scuola, preparazione di pranzo/cena, uscite per la spesa, visite a chi non è autosufficiente, etc.).

Benefici: evita di disperdere energie in futili polemiche, aiuta nella pianificazione delle giornate, offre continuità ai legami anche per chi è forzatamente lontano.

2 Pianificare giornata e settimana definendo priorità realistiche

Che si tratti di temi personali o professionali, ti suggerisco di non sopravvalutare la tua capacità di gestione del tempo che in questo momento risulta alterata da fattori esterni a te non imputabili. Concorda con il tuo nucleo familiare al massimo tre priorità comuni per la settimana e formula da tre a cinque obiettivi che dovrai raggiungere ogni giorno singolarmente. Attenzione a ciò che è importante ma non urgente. Lo diventerà se continui a procastinare e richiederà più energie e grandi corse per essere svolto nei tempi stabiliti.

Benefici: si definisce una “rotta” da seguire, anche in caso di imprevisti. Il tempo sembra più dilatato, ci si sente più soddisfatti di aver portato a termine le attività previste. Salvo urgenze irrinunciabili, si evita di rimettere in discussione quotidianamente come organizzare le giornate.

3 Consolidare buone abitudini

La mattina, che tu debba uscire o rimanere in casa, è utile creare un rituale che ti aiuti a ritagliare tempo da dedicare a ciò che ti appassiona. Attività motorie/sportive, lettura o ascolto di podcast per la formazione, hobby di vario genere, possono avere un impatto significativo sull’energia con cui affronterai il lavoro e l’intera giornata. Il tempo risparmiato dall’assenza di spostamenti casa- ufficio, diventa tempo per te e ti aiuta ad abbassare i livelli di stress. Anche a pranzo meglio non fermarsi a mangiare davanti al computer (una volta la settimana può andar bene, ma se diventa la regola, anche no). Per chi non riesce ad attivarsi di prima mattina , valgono le stesse considerazioni fatte sopra, spostate verso la parte finale della giornata. Importante riuscire a dedicare tempo a se stessi, anche se breve ma di qualità! Quanto alla sera ci addentriamo in un campo minato, perché le variabili sono davvero molte. Vale sempre la buona regola di dare grande attenzione alla qualità del sonno: durante l’ultima mezz’ora prima di coricarsi “staccare la spina”.

Benefici: creare una tua routine aiuta a trovare il proprio passo (in un mondo intorno a noi che corre all’impazzata), infonde sicurezza, ha effetti positivi sul metabolismo e sull’equilibrio.

4 L’abito non fa il monaco, però…

Il prolungarsi del periodo lavorativo in casa, rende meno propensi ad adottare il dress-code richiesto in ufficio. Se ci sembrano fuori luogo le call online dove qualcuno si presenta in giacca e cravatta (credo che ormai avvenga solo per situazioni di particolare formalità) suggerirei però di non presentarti in tuta o pigiama (sto estremizzando, ovviamente). Noi comunichiamo sempre, non possiamo non farlo. Essere creativi anche nella scelta di cosa indossare (o per noi donne truccarsi o mettersi il rossetto) significa ricordarti alcuni gesti che stai dimenticando, dietro a uno schermo che rende la tua immagine monodimensionale. Trovare nella comunicazione non verbale un’espressione delle diverse sfere – privata e lavorativa – può contribuire a farci sentire più motivati rispetto a ciò che dobbiamo svolgere. [Piccolo esercizio: guarda il tuo armadio e indica i capi che hai indossato nell’ultimo anno, per non parlare delle scarpe!].

Benefici:  prendersi cura di noi, vedersi e sentirsi bene serve a esorcizzare in parte quello che stiamo vivendo. E’ un modo di esprimere libertà, di “guardare oltre” la paura. E’ inoltre una forma di rispetto non solo per noi stessi ma per chi ci sta accanto o ci vede quotidianamente da dietro uno video.

5 Lo spazio intorno a noi

Nel coaching lo si definisce setting: qualcosa che va oltre lo spazio fisico, coinvolgendo anche quello mentale ed emotivo. La pandemia ha costretto a gestire gli spazi delle nostre case in modo da ospitare le nostre giornate lavorative e a non interferire con le attività degli altri componenti del nucleo familiare. Avere una scrivania solo tua, una bella luce naturale che la illumina, una seduta comoda e il giusto silenzio per poterti concentrare non è sempre possibile. Angoli prima destinati al relax sono stati trasformati in uffici, tavoli da cucina in scrivanie, divani in postazioni di studio. Poter riconoscere un luogo “tuo” anche se in uno spazio ridotto e condiviso è un primo passo per disegnare dei confini utili per la concentrazione e la produttività.

Benefici: identificare un luogo che rimanda l’idea dell’ambiente lavorativo, aiuta a rendere esplicito il ruolo che assumiamo quando lo occupiamo, i tempi e le regole che lo caratterizzano.

6 Quando serve dire NO

Ritornando alla matrice di cui ti parlavo all’inizio dell’articolo, non puoi sempre dire si a qualsiasi richiesta che ti viene fatta, sia in campo personale che professionale, altrimenti sarà impossibile rispettare le tue priorità. Per poter dire dei “no” costruttivi, è utile ricordare che essi sono spesso dei “si” a noi stessi, ai nostri bisogni e a ciò che – in quel determinato momento – siamo in grado di tollerare. I confini ben definiti evitano che il nostro tempo venga prosciugato da richieste impreviste, spesso non urgenti, ma tali da sovrapporsi alle nostra attività, aumentando frustrazione e stanchezza.

Benefici: aiuta a dare valore al nostro lavoro e alle attività che svolgiamo. Rivendica – con gentilezza, ma con fermezza – che il nostro tempo è prezioso tanto quanto quello degli altri e che non sempre è possibile assecondare ogni richiesta.

7- Off line is the new luxury

Siamo perennemente connessi: con smartphone, computer, sui social e sulle innumerevoli piattaforme con le quali gestiamo riunioni, trattative, incontri di lavoro ma anche la nostra “socialità distanziata”. Anche quando non siamo connessi spesso abbiamo l’impressione di perderci qualcosa di super importante, ci sentiamo in colpa e cerchiamo spasmodicamente un luogo con il wi-fi. Restare off line rappresenta davvero un lusso. Difficile ma non impossibile. Sperimentato (insieme a tutti i sintomi di cui ho fatto cenno). Dopo la prima volta diventa sempre più naturale. Certo, bisogna procedere per piccoli passi, magari facendo uso di qualche attenzione e accorgimento (per esempio avvisare le persone care).

Benefici: attendo che sia tu a raccontarmeli!

Tutte le situazioni sopra descritte partono dall’esperienza personale, dallo studio sul work-life balance e dall’ascolto di clienti, colleghi e amici. Spesso poi arriva la Vita a scompigliare le carte in tavola. In questi casi – con la giusta dose di ironia – vale la pena ricordare la celebre frase pronunciata da Rossella O’Hara alla fine di Via col Vento (chi non lo ha visto?):

“Dopotutto, domani é un altro giorno”!

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[Foto di Elegia – Gennaio 2021]

Giovanna Angiolini
info@giovannangiolini.it

Supporto persone e aziende nei periodi di cambiamento. Sono Life e Business Coach, Formatrice, Consulente Organizzativa e di Business Development. Unisco l'esperienza alla formazione continua. Chi sono oggi è il risultato di molti inizi.